Piume d'Ottone - la Cittadella degli Scrittori

Posts written by AutunnoInAgosto

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    Segnati! Grazie mille!
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    Death Note
    MangaTsugumi Ōba – Takeshi Obata12 volumi (più uno)Concluso
    Thriller psicologico, fantasy, poliziesco, drammatico
    Panini Comics
    <div class="img" style="margin-top: 2px; margin-left: 2px; width: 150px">[IMG] Sinossi del volume 1:
    Light Yagami è un geniale quanto cinico liceale diciassettenne. La vita lo tedia e il mondo, con la sua ingiustizia, lo disgusta profondamente. Ryuk è un dio della morte, che come tutti i suoi “colleghi” conduce da tempo immemorabile un’esistenza vuota e minata dalla noia. In cerca di distrazioni, Ryuk decide di abbandonare nel mondo degli uomini il suo Quaderno Della Morte, all’apparenza un semplice block notes, ma dotato di un tremendo potere, perché scrivere il nome di una persona sul Quaderno significa decretarne la morte. Dopo aver per caso trovato il Quaderno Della Morte, e averne compreso le potenzialità, Light decide di servirsene per cambiare il mondo, mentre Ryuk lo osserva divertito.
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    Il Mio Commento

    Per gli amanti dei manga, parlare di Death Note è ormai parlare di una pietra miliare degli shounen: lontano dagli eroi classici e positivi dei Big 3 di quegli anni (e parliamo di One Piece, Naruto e Bleach) e altrettanto lontano dai mondi fantastici creati su misura per i suddetti eroi, Death Note è riuscito ad aprire la pista a quegli shounen “darker and edgier” che volevano trattare temi più seri e violenti, senza però sfociare nel cambio di pubblico.
    Insomma, quegli shounen che volevano strizzare un occhio ad un pubblico un po’ più adulto senza però diventare seinen, accaparrandosi la fetta di lettori tra i diciassette e i vent’anni. Ecco: proprio quegli shounen senza Death Note non avrebbero avuto un vero e proprio apripista.

    È giusto sacrificare la morale sull’altare della Giustizia anche quando il mondo è corrotto? Quanto può corrompere il potere? Ci sono mani che possono essere giuste in cui metterlo, o prima o poi il potere darà alla testa di chiunque? Soprattutto: dov’è il confine tra il bene e il male?

    Leggere Death Note è seguire il protagonista - Light Yagami - nella sua spirale discendente verso l’abuso di potere, verso l’essere l’ipocrita incarnazione del male stesso che inizialmente voleva sradicare.
    Certo, è un viaggio che a quasi vent’anni di distanza dall’uscita sa un po’ di visto e rivisto, ma vale sicuramente la pena provare a riprenderlo e rileggerlo.

    ...Personalmente almeno fino a metà della serie, quando un evento epocale scuote molte premesse e, a mio parere, rende il resto della storia molto meno godibile e molto più dimenticabile. Faccio parte di quel gruppo ristretto di persone che avrebbe preferito che la serie si concludesse decisamente prima del dodicesimo volume, visto che ad un certo punto tende a perdere decisamente la strada.
    Se dovessi dare un voto, un nove e mezzo pieno la prima parte della storia se lo prenderebbe di sicuro, la seconda probabilmente arriverebbe a un cinque piuttosto scarso, visto che la mancanza di alcuni personaggi si sente parecchio.

    La prima parte resta comunque un’opera eccezionale. Non è un capolavoro, forse, ma di sicuro fu una ventata di freschezza - e moralità molto ambigua - che all’epoca decisamente serviva.
    Ed è un’opera che un collezionista di shounen che si rispetti non può decisamente farsi mancare.

    :: Good Omens vrs. 2 by Rhydian ; esclusivo per Piume d'Ottone
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    Peppino Impastato, un giullare contro la mafia
    FumettoLelio Bonaccorso – Fabio BruciniVolume unicoConcluso
    Graphic Journalism
    Beccogiallo Editore
    sinai-la-terra-illuminata-dalla-luna
    Dal sito della casa editrice Beccogiallo:
    Abitante del deserto da più di mille anni, ospitale e silenzioso, testimone di una saggezza millenaria che abbraccia il Mar Rosso e il Monastero di Santa Caterina sul Monte di Mosè (uno dei luoghi sacri più antichi al mondo), il popolo dei Bedu – come si definiscono i Beduini del Sinai – è custode di una cultura affascinante ancora poco diffusa in Occidente.
    Questo reportage, che è prima ancora un diario di viaggio in presa diretta, è uno strumento utile per cominciare a conoscerla.
    “Il Sinai è il posto perfetto per chiunque abbia smarrito la strada. Il mio invito è semplicemente di andare a visitarlo: non ne rimarrete delusi.”
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    Il Mio Commento

    Ormai innamorata dei disegni di Lelio Bonaccorso grazie al volume su Peppino Impastato (QUI la nostra recensione), edito sempre da Beccogiallo, inutile dire che quando ho visto il suo nome su questa splendida copertina, la mia mano si è allungata istintivamente verso il volume.
    La mia mano e il mio istinto hanno fatto benissimo.
    La verità è che, quando ho preso in mano questo fumetto, quasi pensavo sarebbe stato un semplice diario di viaggio che mi avrebbe portato sul Sinai, questa terra il cui nome ci è stato inciso nella testa a catechismo e che, però, è sempre stata un concetto molto lontano. In fondo forse volevo semplicemente che mi portasse lì, la rendesse più reale e viva. Mi ha dato molto di più.
    Perché la prima cosa che bisogna sapere di “Sinai – La terra illuminata dalla luna” è che è una lunga lettera d’amore per immagini. E non è diretta al rosso e aspro Sinai, che rimane protagonista di questo volume, ma al meraviglioso popolo dei Bedu, i Beduini del Sinai.
    Veniamo portati per mano tra i Beduini, queste figure altrettanto misteriose e lontane nel nostro immaginario, e ci viene spiegata la loro cultura, la loro ospitalità, le loro tradizioni. Vi veniamo catapultati in mezzo, e non possiamo fare a meno di innamorarci accompagnati dal tratto e dai colori meravigliosi di Bonaccorso.
    La seconda cosa da sapere su questa graphic novel è che non solo vi lascerà con la voglia di fare i bagagli e partire per il Sinai, ma che vi donerà tanto, sia in termini di cultura che in termini di emozioni. Soprattutto di emozioni, in effetti, perché non potrete che leggerlo con il sorriso di chi pensa “allora tutto questo è davvero possibile!” per tutto il tempo.
    Dire di più potrebbe seriamente compromettere la lettura, quindi mi limiterò a dire: fatevi guidare dal mio istinto. Con questa graphic novel ci ha preso in pieno.
    :: Good Omens vrs. 2 by Rhydian ; esclusivo per Piume d'Ottone
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    Piacere di conoscerti, Askar!
    Benvenuto!
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    Pro memoria – Storie di uomini uccisi della mafia e sepolti dall’oblio
    Giuseppe Tramontana---EBK245 PAGG
    Saggio
    9788894458619_0_221_0_75

    Quanto vale la vita di un uomo?
    La risposta, a seconda del luogo e del tempo in cui viene formulata, è: dipende. Dipende se sei di Macugnaga o di Palermo, di Treviso o di Catania. Ché la vita, in certi posti, vale meno che in altri. Ed ecco allora che bambini innocenti muoiono per errore o vendetta, solo perché parenti della prsona sbagliata. Altri invece muoiono perché cercano la verità, per il senso del dovere, per conservare la dignità.
    Questo saggio – che non vuole né può essere esaustivo – ce li presenta uno ad uno affinché il dato neutro della statistica diventi urgenza storica di capire e alimenti una presa di coscienza.

    Il Mio Commento
    Partiamo con una premessa, che fa anche l’autore stesso proprio in quarta di copertina: questo non è un saggio esaustivo, e non solo perché altrimenti le pagine non sarebbero 245 ma andrebbero ben oltre il migliaio, ma anche perché è effettivamente impossibile dare un nome a tutte le vittime di mafia, anche parlando “solo” di Cosa Nostra.
    In questo libro, dove a lunghi capitoli su magistrati e giornalisti uccisi dalla mafia – in cui si spiega il come e il perché il loro lavoro li aveva resi così scomodi – si intervallano brevi e lapidarie spiegazioni su vittime molto meno conosciute, molto più “civili” e innocenti, che nella brevità della spiegazione fanno capire che no, nemmeno un motivo c’era… Ecco, in questo libro si nota il perché un saggio sui morti di mafia non può riuscire ad essere esaustivo. Sono troppe le vittime, e c’è troppo da raccontare. E le pagine di un libro non potranno mai riuscire a raccontare davvero il dolore di chi viene lasciato indietro e intimato di tacere, la difficoltà di chi invece resiste, l’omertà e l’ignoranza che fanno da terreno fertile alla mafia. Non è possibile, non in un saggio.
    E ogni tanto Tramontana si scorda del fatto che questo dovrebbe essere un saggio, e coinvolge in narrazioni, racconti, per cercare di far capire almeno un po’ di più cosa davvero ci abbia tolto la mafia. A tutti, non solo a chi è morto o a chi stava loro accanto. Ci ha tolto eroi e mascalzoni senza distinzione. (Mi ha molto colpita una delle vicende narrate in queste pagine: tre ragazzini ammazzati perché, volendo entrare prima o poi nei clan, si “allenavano” con furtarelli e scippi, e hanno scippato la persona sbagliata. Non hanno nemmeno avuto il tempo di crescere e diventare i criminali che volevano diventare. Nemmeno il tempo di continuare a sbagliare.)
    Molte delle vittime di cui si leggerà in queste pagine sono nomi conosciuti, vicende narrate e rinarrate e che mai bisognerà smettere di raccontare, ma altre prenderanno sicuramente il lettore in contropiede. Persone sepolte dall’oblio, troppo poco “importanti” per esser ricordate. Ma poi, importanti per chi? C’è forse differenza tra la morte del magistrato e quella della moglie incinta dell’agente se la mano dietro è la stessa? La verità è che ogni vita conta, ogni vittima di mafia conta, e non è e non può essere solo un numero. Questo libro prova a dare altri volti alla nostra memoria, un pro memoria nel senso vero e proprio della locuzione latina: un aiuto alla memoria collettiva su quanto la mafia sia una montagna di merda.
    Lo stile di Tramontana riflette il suo essere siciliano “fuggito” dalla Sicilia, riflette quell’amore rassegnato misto a rabbia per la sua terra che temo solo gli scrittori siciliani riescano davvero a esprimere in ogni loro parola, qualsiasi genere scrivano e qualsiasi tipo di narrazione utilizzino, quando si parla di Sicilia.
    L’unica pecca del libro temo si debba imputare alla casa editrice, che temo non abbia affidato un editor al professore: soprattutto negli ultimi capitoli del libro ci sono alcune ripetizioni che appesantiscono la lettura, e refusi facilmente evitabili se vi fosse stata presente la figura di un editor.
    :: Good Omens vrs. 2 by Rhydian ; esclusivo per Piume d'Ottone
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    I prompt di Giugno sono online!

    Dateci un occhio, che non vediamo l'ora di pubblicarvi su Instagram!
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    Peppino Impastato, un giullare contro la mafia
    FumettoMarco Rizzo – Lelio BonaccorsoCollana “Misteri d’Italia” n.6 – Volume unicoConcluso
    Graphic Journalism
    Beccogiallo Editore - 2015
    peppino-impastato-un-giullare-contro-la-mafia
    Dal sito della casa editrice Beccogiallo:
    Giuseppe “Peppino” Impastato nasce a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948. A soli trent’anni, nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, viene assassinato con una carica di tritolo lungo la ferrovia Palermo-Trapani per aver denunciato speculazioni e affari di mafia, in primo luogo quelli legati al boss siciliano Gaetano Badalamenti.
    La sua storia — dalla militanza politica giovanile all’esperienza di contro informazione condotta dai microfoni di Radio Aut — è stata raccontata nel film I cento passi di Marco Tullio Giordana.
    Premio Giancarlo Siani
    Premio della Satira di Forte dei Marmi
    Premio Boscarato per la Sceneggiatura
    “Alla Mafia, Peppino si è ribellato con le armi che i boss odiano di più: l’ironia e lo sfottò.”
    Dalla prefazione di Lirio Abbate
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    Il Mio Commento

    ”Western a Mafiopoli”, giusto? Be’, qualcosa la dovremo cambiare. Certo, la protagonista resta quella bella struttura turistica che il nostro amico Finazzo vuole costruire a minchia di cane. Altrimenti il sindaco e Tano come li facciamo incazzare?”
    Questa è una delle prime frasi pronunciate da Peppino Impastato nella Graphic Novel, ed è esemplificativa del motivo per cui è morto, tanto da rimanermi impressa quanto quel E allora conta e cammina nel film “I Cento Passi” del 2000: Peppino morì il 9 maggio 1978 perché aveva fatto incazzare la mafia. La mafia è facile all’incazzatura, si vede nello stuolo di vittime di mafia che hanno tinto col loro sangue la Sicilia e l’Italia intera, talmente tante che troppe sono state dimenticate.
    E hanno cercato di far dimenticare anche Peppino Impastato, inscenando un “suicidio accidentale” e aiutati dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro lo stesso giorno a Roma: ci sono riusciti per un po’ di tempo, in effetti, ma – per fortuna – Peppino è riuscito a fuggire dai sommersi grazie alla forza di volontà della madre, del fratello e degli amici, e il suo nome è inciso con forza nella storia d’Italia e di tutti noi.

    Raccontata in libri e film, era difficile per Marco Rizzo raccontare la storia di Peppino Impastato in un modo diverso, ma ci è riuscito: la graphic novel non segue una cronistoria lineare, ma inizia dalla fine, dalla condanna di Badalamenti nel 2002 come mandante del suo omicidio. E da lì, va indietro.
    Marco Rizzo si sofferma sulla lotta di Peppino accanto ai contadini contro la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Punta Raisi, ci mostra la sede di Radio Aut, ci fa sentire la sua trasmissione satirica – Onda Pazza – in cui parla proprio di quei terreni estorti dalla mafia per guadagnarci, per fare soldi con appalti truccati. Mostra il fratello Giovanni e la sua preoccupazione, il dolore della madre… Il primo incontro con Don Tano Badalamenti quando Peppino non era che un bambino.
    Soprattutto, Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso non ci donano il “beneficio” della sfumatura in nero sulla morte di Peppino: ce la mostrano, cruda e reale, forte come deve essere. E di questo non posso che essere grata: bisogna mostrare cosa sia la mafia, il suo metodo, per poter prendere la parte giusta. Parlando di mafia non ci si può concedere il lusso di non mostrare le cose come stanno.
    Ad aiutare il magistrale racconto di Rizzo, ci sono i colori e i disegni di Lelio Bonaccorso, che trascinano il lettore nella storia di Peppino. Devo per forza menzionare la meravigliosa scelta del colore della camicia di Peppino nel finale, unica macchia fredda nei colori caldi di tutta l’opera: pur nelle sfumature di grigio, con quei colori risalta Peppino nel suo candore e nella giustizia della sua lotta, sottolineando che Peppino continua a vivere, e non sono riusciti ad uccidere ciò in cui credeva.

    Nella miglior tradizione della collana “Misteri d’Italia” di Beccogiallo, la graphic novel continua con una cronistoria dettagliata, che prende in esame fatti non rappresentati nel fumetto, ha una splendida prefazione di Lirio Abbate, una bellissima postfazione di Francesco Barilli, e, soprattutto, due interviste: la prima, a cura di Stefania Brusca, è a Giovanni Impastato, il fratello di Peppino; la seconda è a Salvo Vitale, strettissimo amico di Peppino, a cura di Francesco Barilli.
    È, insomma, un volume curato nei minimi dettagli per dare al lettore una conoscenza più approfondita della vita e morte di Peppino Impastato, così come lo sono tutti i volumi della collana “Misteri d’Italia” della Beccogiallo.


    Poscritto:
    al 13 maggio 2021 il volume è segnato sul sito della Beccogiallo come esaurito. Non disperate: la casa editrice mi ha assicurato che una ristampa è prevista, perciò a breve potrete comprarlo. E, fidatevi, un po’ di pazienza ne vale assolutamente la pena!
    :: Good Omens vrs. 2 by Rhydian ; esclusivo per Piume d'Ottone
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    Guida ai Vizi e alle Virtù per Giovani Gentiluomini
    Mackenzi LeeSofia Castiglioni ReichMondadori423 PAGG
    Young Adult, Lett. Queer
    978880472969HIG
    Henry “Monty” Montague è nato per essere un gentiluomo, ma né i collegi più esclusivi né la disapprovazione del padre sono riusciti a imbrigliare le sue passioni: il gioco, il buon vino, e l’amore di una donna. O di un uomo. Monty si è infatti innamorato perdutamente del suo migliore amico, Percy, con il quale parte per il Gran Tour: un ultimo anno di fuga e di follie edonistiche prima di assumersi le sue responsabilità di lord. Ma un’incauta decisione trasformerà quel viaggio in una caccia all’uomo attraverso l’Europa, mettendo in discussione tutto il mondo di Monty.
    IL MIO COMMENTO
    Reperibile in italiano nella sola “Sibling edition”, che racchiude in un unico libro (dal doppio verso di lettura) sia questo titolo che il seguito (“Guida ai Pizzi e alla Pirateria per Giovani Gentildonne”), non solo il volume ha una veste grafica deliziosa (che insegna ai curatori di una famosa collana per ragazzine adolescenti di inizio anni duemila a fare le cose come si deve dal punto di vista grafico, abbinando a font improbabilmente infantili al neon delle fotografie ben fatte e dal tono epico, puntando proprio a non prendersi sul serio, ma senza far venire la voglia al compratore di cavarsi gli occhi), ma la storia è genuinamente divertente, estremamente over-the-top e godereccia, senza per questo inficiare la solida base storica incredibilmente accurata che si intravede in ogni pagina.
    Perché sì, le avventure di Monty, Percy e Felicity sono al limite della follia, assolutamente incredibili ed esagerate, ma il mondo che si muove attorno a loro e con loro è curato nei minimi dettagli, molto più di quanto ci si aspetterebbe non solo da un romanzo per adolescenti (perché il target è quello), ma da un qualsiasi romanzo ambientato in un’epoca storica ben precisa: si vede subito che l’autrice – Mackenzi Lee – è una storica, e che sa quello che scrive, tanto che ho notato più fedeltà storica in questo libro che in moltissimi romanzi storici (che, infatti, di norma evito come la peste).

    Più ancora della storia e della trama, ho apprezzato le Note dell’autrice a fine libro (in realtà si trovano a metà, proprio in virtù del suo essere due-in-uno) che spiegano dettagli storici che nel libro vengono affrontati: parla de Il Gran Tour, per poi affrontare la politica settecentesca europea, i rapporti interraziali nell’Europa del Settecento, la cultura Queer (sì, lo sa perfettamente che è un termine contemporaneo), oltre che un altro argomento che non citerò perché potrebbe essere foriero di spoiler (e la cui spiegazione è stata molto apprezzata).

    Insomma: seppur la storia sia leggera e divertente, con momenti di riflessione ben calibrati e affrontati in modo adatto al pubblico cui l’autrice si rivolge, Mackenzi Lee non perde l’occasione per insegnare qualcosa al lettore che vuole svagarsi, senza che perda né in godibilità né in scorrevolezza. Lo stile fa scorrere queste 400 pagine come acqua fresca, i tre personaggi principali sono ben caratterizzati e descritti, e svolge perfettamente il suo scopo di lanciarti in un mondo di rocambolesche avventure adolescenziali, strappando più di qualche risata (e face palm).


    Un poscritto necessario: dubito farò la recensione del seguito incluso nel volume, ma posso anticipare che, pur mantenendo lo stesso stile che ben calibra i momenti più divertenti e quelli più riflessivi, almeno personalmente non scorre altrettanto leggero. Comunque, visto che la protagonista è la succitata Felicity che già abbiamo visto in “Vizi e Virtù”, è d’obbligo specificare che per leggere “Pizzi e Pirateria” è necessario aver letto prima “Vizi e Virtù”, altrimenti si potrebbe perdere gran parte del fascino del seguito (oltre a spoilerarsi irrimediabilmente il primo libro).
    Alla fine di “Pizzi e Pirateria”, inoltre, non ci sono note storiche dell’autrice, bensì un capitolo extra di Vizi e Virtù… con il rating un po’ più alto. Non di tanto, ma fa piacere.
    :: Good Omens vrs. 2 by Rhydian ; esclusivo per Piume d'Ottone
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    CITAZIONE (Tachibana @ 5/5/2021, 15:40) 
    Grazie mille!
    Scusate l'ignoranza, ma cos'è un workshop? :leggo:

    Nel nostro caso, una chiacchierata per migliorarci tutti assieme nella scrittura, soprattutto nel trattare alcuni temi!
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    Benvenuto Tachibana!
    Mettiti pure comodo: qui avrai modo di partecipare a tutte le challenge e iniziative che vorrai!
    Se ti andrà di migliorare nella scrittura, nel nostro canale Discord il martedì sera (con una pausa ogni due) parliamo di scrittura in un workshop aperto a tutti!
    Metti pure un bel banner in firma e spulcia tutto ciò che vuoi.
    Ben arrivato!
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    La luna che uccide
    N. K. Jemisintraduz. A cura di Laura ScipioniFANUCCI EDITORE412 pagg
    Fantasy
    51QLUxxY1PL

    Nella antica città di Gujaareh, la pace è l’unica legge. Sui suoi tetti e tra le ombre delle sue strade acciottolate vegliano i Raccoglitori, sacerdoti della Dea dei sogni. Hanno il compito di raccogliere la magia dalla mente dei sognatori perché venga usata per guarire le sofferenze del corpo e dell’anima. E possono uccidere chiunque giudichino corrotto.
    Ma una cospirazione è stata ordita proprio nel grande tempio di Gujaareh, ed Ehiru – il più famoso Raccoglitore della città – dovrà mettere in discussione tutte le sue certezze se vuole custodire la pace che gli è stata affidata. Qualcuno, o qualcosa, uccide i dormienti in nome della Dea, e bracca le sue prede sia nei vicoli di Gujaareh che nel regno dei sogni. Ehiru ora deve proteggere la donna che era stato mandato a uccidere o vedrà la sua città divorata dalla guerra.

    Il Mio Commento
    Quando ci si approccia all’opera della Jemisin, di solito il consiglio universale è di leggere il ciclo di fantascienza de “La Quinta stagione”, considerato uno dei capolavori del genere. Ma visto che Autunno ultimamente aveva voglia di fantasy, che la fantascienza le piace ma alla lunga le risulta di difficile digestione (tipo la parmigiana di melanzane), ha deciso di virare su un’opera un po’ – non tanto – più datata, e si è lanciata sull’inizio della serie fantasy (al momento composta di due volumi) Dreamblood.
    E ho preso una decisione molto saggia.
    L’ambientazione è ciò che più mi ha colpita: la magia – divina – dei Raccoglitori è pensata in maniera magistrale, la sacralità dell’atto della Raccolta permea ogni parole del libro. Gli intrighi politici sono all’ordine del giorno e sono ben costruiti, e con poche magistrali parole la Jemisin riesce a descrivere perfettamente il sistema di governo e religioso del suo mondo, i suoi pregiudizi e le sue usanze, senza mai abbandonarsi a spiegoni. Ma soprattutto, è la base, le fondamenta storiche che l’hanno ispirata che mi hanno stupita e catturata: non il solito fantasy medievale, ma un fantasy ambientato in un mondo che è incredibilmente simile all’Antico Egitto e che a quella civiltà si ispira. È proprio quest’ambientazione finalmente fuori dai soliti canoni del genere fantasy-cosiddetto-classico che, come una folata d’aria fresca, ti fa andare avanti nella lettura: la Jemisin scrive bene – scrive davvero in modo meraviglioso – ma richiede anche tutta l’attenzione del lettore e tutta la sua concentrazione.
    I personaggi sono complessi e strutturati magistralmente: ti fa provare ogni disillusione di Ehiru imponendotela come se fosse tua, e le donne che descrive sono così vere da saltare fuori dalla pagina, così forti e fragili che spesso surclassano il protagonista stesso.
    Continuare la recensione andrebbe inevitabilmente a fare spoiler significativi, quindi non posso far altro che consigliarlo spassionatamente se si vuole leggere un nuovo classico del fantasy.

    Nora K. Jemisin, autrice donna e di colore (e, prima che mi si dica che non dovrebbe c’entrare nulla: è importante eccome!), è uno di quei nomi che ormai è una presenza fissa nelle classifiche dei migliori titoli fantasy e di fantascienza da ormai una ventina d’anni. È qui che è importante sottolineare il suo essere donna innanzitutto, ché in quelle classifiche per il premio Nebula i nomi femminili hanno sempre latitato, a meno di non chiamarsi Ursula Le Guin, e – in modo ancora più importante – sottolineare che è una donna di colore: dietro una penna, come ovunque, il colore della pelle non dovrebbe essere una discriminante, ma è purtroppo vero che quelle classifiche sono sempre piene di nomi di uomini caucasici , ed è proprio per questo che quest’autrice è così importante nella sua presenza in quelle classifiche. Non è solo una voce della rappresentazione, non è solo una visione differente di fantasy e fantascienza: Nora K. Jemisin è importantissima come autrice perché le sue opere l’hanno resa una voce incontrovertibile; il suo lavoro l’ha resa talmente indispensabile nel panorama del fantasy e della fantascienza, talmente tanto una luminare del genere, che dopo di lei nessuno potrà mai osare dire “scrivere fantasy classici non è da donne” o che “sono generi bianchi”. Non dopo di lei. Mai dopo di lei.
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    Sotto il velo
    FumettoTakoua Ben MohamedVolume UnicoConcluso
    Graphic Journalism
    Beccogiallo Editore - 2015
    71PA-Zz2pTL
    Dal sito della casa editrice Beccogiallo:
    “Sotto il velo” è una striscia a fumetti creata dalla giovanissima artista italo-tunisina Takoua Ben Mohamed, che racconta con ironia la sua quotidianità di ragazza che ha liberamente scelto di portare il velo in Italia.

    TAKOUA BEN MOHAMED, Nata a Douz in Tunisia nel 1991, cresciuta a Roma sin dall’infanzia. Graphic journalist e sceneggiatrice, disegna e scrive storie vere a fumetti su tematiche sociali per la promozione del dialogo interculturale ed interreligioso. Diplomata all’Accademia di cinema d’animazione Nemo Academy of Digital Arts, di Firenze. Studia giornalismo a Roma. Autrice del catalogo Woman story, ha fondato “il fumetto intercultura” all’età di 14 anni, grazie agli studi in giornalismo e all’attivismo in associazioni giovanili, culturali e umanitarie di volontariato. Ha ricevuto molti riconoscimenti tra i quali quello della Comunità tunisina a Roma e e quello della Repubblica Italiana; il riconoscimento giornalistico Premio Prato Città Aperta; il Premio Speciale Moneygram Award 2016. Ha collaborato con Village Universel, Italianipiù. Collabora con la redazione Rete Near Antidiscriminazione dell’Unar, Riccio Capriccio, Ana Lehti (Finlandia) e la produzione Fargo Enterainment.
    Il Mio Commento
    Non è un caso che io abbia messo nella trama il profilo dell’autrice: è l’unica cosa che c’è scritta sulla quarta di copertina in luogo della sinossi, ed è – a tutti gli effetti – l’unica sinossi che ci serve.
    Con disegni semplici, quasi stilizzati, e ironici, Takoua Ben Mohamed ci racconta cosa significa portare l’hijab a Roma.
    Takoua fa la vita che facciamo tutti noi: si alza la mattina, beve il caffè, si veste, va a lavoro. Ma è lì, per strada, che il solo fatto di portare l’hijab la priva di una normalità che dovrebbe essere sacrosanta: il velo attira sguardi a volte curiosi, altri indiscreti, ma sempre arroganti. Sono io a definirli “arroganti” questi sguardi, perché Takoua non lo fa: hanno l’arroganza di giudicare la libertà altrui.
    Perché l’hijab è una scelta libera di Takoua e della stragrande maggioranza di donne musulmane, ma è una scelta che i non musulmani percepiscono – con pregiudizio – come se tale non fosse. E assieme al pregiudizio, a braccetto c’è l’ignoranza: “Ehi, ma tu vieni dalla Musulmania?”. Non è l’unica domanda terribilmente sciocca che Takoua si è trovata a rispondere, ma quella che a me è rimasta più impressa.
    E l’autrice racconta tutto questo con brevi strisce, spesso di pochissime vignette di grande dimensione, senza mai scadere né nel volgare, né nell’incazzatura (che sarebbe giustissima). Lo fa in modo ironico, semplice ed efficace, a volte buttandola sul ridere, altre sottintendendo domande e riflessioni molto più serie.
    Il linguaggio che utilizza lo rende una lettura adatta anche a ragazzɘ giovanissimɘ (con l’ovvia parentesi sul ciclo che potrà schifare i più giovani appartenenti alla sfera cis-maschile – si spera non dall’adolescenza in poi), ed è una di quelle opere che più si va avanti con l’età, più è possibile scorgere dettagli che prima potrebbero passare inosservati, o vignette percepibili come ingenue che in realtà non lo sono.
    Perché un linguaggio semplice o una spiegazione breve e coincisa non sono mai ingenui: al contrario, il linguaggio (e il mezzo scelto) di Ben Mohamed aiutano proprio a fare ciò che lei si prefigge, ovvero promuovere il dialogo interculturale e interreligioso nel modo più diretto possibile.
    Ed è per questo che la sua biografia è davvero l'unica sinossi che ci serve.


    PS: al 12 aprile 2021, potrete vedere cliccando sul link che ho fornito che attualmente il titolo è fuori catalogo. Lo dico: mea culpa. Ho letteralmente comprato l’ultima copia rimasta direttamente nella sede della casa editrice (la fortuna di stare a Padova dove è la sede della Beccogiallo). Ciononostante ho visto che su Amazon sono ancora disponibili alcune copie, anche usate. Quindi non vi ho lasciate completamente a secco, dai!
    Però approfittatene per guardarvi il resto del catalogo della Beccogiallo. A breve arriveranno recensioni sui loro volumi a pioggia!
    :: Good Omens vrs. 2 by Rhydian ; esclusivo per Piume d'Ottone
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    Benvenuto anche qui, Quaqquolo!
    Fai come fossi a casa tua e mettiti comodo!
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    Inseriti nel primo post i prompt e i generi di Aprile!

    Speriamo di vedervi sempre più numerosi!
    (Anche se noi siamo un pelo in ritardo.)


    Buona scrittura!
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    Benvenutissima Mels!
    (Quindi ciò che abbiamo in serbe per il futuro ti piacerà... Bene!)
187 replies since 22/9/2017
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